“La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: può darci le chiavi per entrare nella realtà per nuove vie, può aiutare il bambino a conoscere il mondo” G. Rodari
Essendo una scuola, avevo pensato di sviluppare il pezzo sui temi dell'educazione e del diritto allo studio, mai scontati e oggi inaccessibili a molti bambini (soprattutto bambine), ma ho voluto trattarli in chiave di scoperta, omettendo volutamente il approccio di denuncia che a prima vista avevo deciso di adottare.
Una bambina con lo zainetto in spalla ci guarda orgogliosa e tiene in mano un libro aperto come un bene prezioso. Il volume sprigiona una luminosa epifania di rami, nastri (che sembrano tentacoli?) e fiori da cui emerge il volto di una donna che si tocca il viso con le mani. Sulle pagine campeggia una lepre smarrita dallo sguardo attonito. Dalle sue zampe pende un cordone al quale è legata una piccola ampolla contenente un liquido color uva e recante un biglietto misterioso.
L'opera vuole fare riferimento al mondo della lettura e dell'immaginazione come strumento indispensabile per la crescita e il dialogo, interculturale e intergenerazionale. Vorrei però che fossero i bambini a decidere chi può rappresentare la donna, se la bambina stessa in quanto persona anziana, se la nonna, un'antenata o una figura del futuro, se una fata, una strega o una personificazione dello spirito.
Stesso concetto per la lepre, elemento altamente simbolico in molte culture ma qui liberamente interpretabile dai bambini. Ho scelto un animale totemico considerato un ponte tra i mondi. La lepre si rivela all'alba o al tramonto, collega realtà diverse.
Quale migliore guida per la fantasia? In questo senso l'opera vuole essere anche una metafora della letteratura intesa come strumento per cambiare la realtà, per migliorarla. Ho infatti voluto evocare atmosfere che rimandano a Carroll, Ende, Lewis, Tolkien, Rowling, Pullman, a mondi manichei in lotta. Pensate al coniglio bianco, alla lepre marzolina, ai demoni del Compasso d'Oro, al mondo di Narnia. La fantasia dei bambini farà il resto.
L'etichetta attaccata all'ampolla reca un'iscrizione, il titolo dell'opera: “HESITATION”.
La scelta prende spunto da un saggio del 1970 di Cvetan Todorov, La letteratura fantastica, uno dei primi studi sul fantastico che mi sono trovato tra le mani (nell'edizione italiana del 1977). Il saggio evidenzia come il fantastico duri solo per il tempo dell'esitazione, un'incertezza comune al lettore e al personaggio che deve decidere se ciò che percepisce fa parte o meno del campo della realtà.
Fantastico è, dunque, ciò che crea un momento di spaesamento all'interno delle leggi della ragione, e poi innesca i meccanismi della sorpresa o del turbamento.
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“The fairy tale is the place of all hypotheses: it can give us keys to enter reality by new paths, it can help the child to know the world” G. Rodari
Being a school, I had thought of developing the piece on the themes of education and the right to study, never predictable and today inaccessible to many children (especially girls), but I wanted to treat them in a key of discovery, deliberately omitting the approach of complaint that at first glance I had decided to adopt.
A little girl with a backpack on her shoulder looks at us proudly and holds an open book like a precious asset. The volume releases a luminous epiphany of branches, ribbons (which look like tentacles?) and flowers from which emerges a woman’s face touching her face with her hands. On the pages stands a lost hare with an astonished look. A cord hangs from her paws to which a small ampoule containing a grape-colored liquid is tied and bearing a mysterious note.
The work wants to refer to the world of reading and imagination as an indispensable tool for growth and dialogue, intercultural and intergenerational. However, I would like the children to decide who can represent the woman, whether the child herself as an elderly person, whether the grandmother, an ancestor or a figure from the future, whether a fairy, a witch, or personification of spirit.
Same concept for the hare, a highly symbolic element in many cultures but here freely interpretable by children. I chose a totemic animal considered a bridge between worlds. The hare reveals itself at sunrise or sunset, it connects different realities.
What better guide for the imagination? In this sense, the piece also wants to be a metaphor for literature intended as a tool to change reality, to improve it. In fact, I wanted to evoke atmospheres that refer to Carroll, Ende, Lewis, Tolkien, Rowling, Pullman, to Manichean worlds in struggle. Think of the white rabbit, the March hare, the daemons of the Golden Compass, the world of Narnia. The children’s imagination will do the rest.
The tag attached to the ampoule bears an inscription, the title of the work: “HESITATION”.
The choice is inspired by a 1970 essay by Cvetan Todorov, The fantastic literature, one of the first studies on the fantastic that I found in my hands (in the 1977 Italian edition). The essay highlights how the fantastic only lasts for the time of hesitation, an uncertainty common to the reader and the character who must decide whether or not what they perceive is part of the field of reality.
Fantastic is, therefore, what creates a moment of disorientation within the laws of reason, and then triggers the mechanisms of surprise or disturbance.